domenica 18 marzo 2018
Traduzione (Versione) italiana dell' Epistulae morales ad Lucilium 7, 6-9 - Seneca
Epistulae
morales ad Lucilium 7, 6-9
Bisogna sottrarre alla folla l'animo debole e poco saldo nel bene: facilmente si passa dalla maggioranza. Una massa dissimile avrebbe potuto strappare via il loro costume a Socrate, Catone e Lelio. Tanto nessuno di noi, che quando prepariamo sommamente l'ingegno, può sopportare l'impeto dei vizi che sopraggiungono con tanto grande seguito. Un solo esempio di dissolutezza o avidità fa molto male: un compagno che ama i piaceri si snerva e indebolisce, un vicino ricco risveglia l'avidità, un compagno malvagio attacca la sua ruggine per quanto si voglia a ( un animo ) candido e semplice: che cosa tu credi che succeda a quei caratteri contro i quali è fatto impeto pubblicamente? È invevitabile che tu li imiti o che tu li abbia odiati. Però sono da evitare entrambi: non devi farti simile ai malvagi, poiché sono molti, né nemico ai molti, poiché sono dissimili. Ritirati in te stesso quanto puoi; sta con quelli che hanno intenzione di farti migliore, accetta quelli che tu puoi rendere migliori. Queste cose accadano reciprocamente, e gli uomini, mentre insegnano, imparano. Non è il caso che l'ambizione di mettere in pubblico l'ingegno ti spinga in mezzo, affinchè tu voglia recitare o disputare per quelli. Ma vorrei che tu facessi questo se avessi una merce idonea a questa massa: non c'è nessuno che che possa capirti. Qualcuno forse, uno o due capiranno e anche egli stesso dovrà essere formato da te e istruito per il tuo intelletto. “Quindi per chi ho appreso queste cose?” Non è il caso che tu tema che tu abbia sprecato fatica, se hai imparato per te.
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