Scrive Galileo nel Saggiatore: la natura pur essendo sorda e inesorabile ai nostri vani desideri, pur producendo i suoi effetti in maniere inescogitabili da noi reca al suo interno una struttura armonica di tipo geometrico. Spiega l’affermazione galileiana ed individua le analogie con questa interpretazione in Bacone, Cartesio, Spinoza evidenziando, quindi, il legame tra scienza e natura.
Per Galileo la natura si esprime con un linguaggio matematico, ha in sé una propria coerenza ed armonia. La scienza galileiana si serve del linguaggio matematico per interpretare le qualità primarie che si trovano realmente nei corpi e non sono frutto di percezioni soggettive. Essa ha la capacità di rappresentare la struttura fisica del mondo grazie all’utilizzo di sensate esperienze (induzione) e necessarie dimostrazioni ( deduzione). E' in continuo sviluppo, in base all'indagine umana.
Bacone individua nella scienza la possibilità di comprendere la natura e dominarla attraverso lo studio delle nature semplici e misurabili, che recano al loro interno proprietà fisico-chimiche. L’uomo può ordinare à grazie ad un metodo induttivo per esclusione ed analizzarla minuziosamente senza fare ipotesi azzardate. Bacone è convinto che grazie alla scienza si possa riprodurre la natura, in rapporto a quanto si apprende della realtà. Il suo limite però consiste nel non aver riconosciuto alla natura un linguaggio matematico, nell'aver elaborato una scienza volta semplicemente all'ordine e alla classificazione della "selva naturale" in base alle sue forme, lontana dall'audacia galileiana delle ipotesi.
A differenza di Bacone, che elabora una filosofia meccanica fondata forme materiali e caratterizzate dal movimento interno di particelle, Cartesio pone come base della sua scienza la matematica, come Galileo. La conoscenza deriva da un’intuizione, che è certa ed evidente, ordinata. Avendo riconosciuto l’esistenza di Dio, elabora una fisica deduttiva e meccanica. Egli non indaga la natura in maniera sperimentale come Galileo, ma istituisce una scienza che non può mutare, il cui ordine è Dio. L'esperienza è totalmente subordinata. Cartesio vede nella natura una misura e un ordine poiché deriva da Dio, che è perfetto. Per questo motivo sostiene le leggi di conservazione dell'energia, proprio perchè rispecchiano la natura divina.
Spinoza sostiene che la natura rechi al proprio interno un ordine geometrico. Dio e natura coincidono ed è per questo motivo che le leggi della natura sono necessarie, divine, immutabili, come Dio. Egli è convinto che la necessità divina sia geometrica: tutto deriva da Dio come da un triangolo derivano i suoi teoremi. La conoscenza completa si verifica grazie all’intuizione dell’essenza di Dio, ovvero all'essenza geometrica e può essere preceduta da una conoscenza matematica, che scopre le cause delle cose. Scienza e natura giungono ad essere l'una specchio dell'altra, senza aspetti inesplorati.
Tutti e quattro i filosofi riconoscono nella natura un linguaggio matematico, tranne Bacone. Le loro filosofie inaugurano una nuova scienza che non si limita alla mera contemplazione, ma è finalizzata ad un uso pratico nella realtà. In particolare, la scienza baconiana è quella che più rispecchia l'ideale moderno del progresso, per il quale è indispensabile il dominio della natura. A Spinoza invece spetta il merito di aver elevato l'uomo a Dio e quindi di aver proposto una scienza basata sulla necessità e che possa capire totalmente e simultaneamente la natura.
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